Tre cose hanno contato molto nella mia vita,
tre cose che senza esagerazione chiamerei tre passioni:
l'ingegneria, l'università, l'Europa.
Antonio Ruberti
Mercoledì 24 gennaio 2007, alle ore 18:15, all'Accademia Nazionale dei Lincei (Roma, via della Lungara, 230) ci sarà un incontro di riflessione sull'attualità del pensiero di Antonio Ruberti. L'incontro è promosso dal Ministero dell'Università e della Ricerca, con la collaborazione della Fondazione Antonio Ruberti e dell'Associazione Montedoro, sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, in occasione degli 80 anni dalla nascita di Antonio Ruberti (1927-2000).
Voglio anch'io, nel mio piccolo Blog, ricordare Antonio Ruberti che ho avuto l'onore di conoscere di persona, nel suo studio di Rettore dell'Università di Roma "La Sapienza", intorno alla metà degli anni Ottanta. Ero all'inizio della mia carriera universitaria. Andammo da lui, un tardo pomeriggio, il prof. Tullio De Mauro, la prof.ssa Angela Saponaro ed io, a parlargli dei primi risultati di un progetto di ricerca avviato nella primavera del 1983. Si trattava del progetto mettere a punto, sulla base delle ricerche più avanzate sulla comprensione linguistica e sui mezzi per agevolarla, alcuni criteri oggettivi di scrittura. Quei primi risultati lasciavano intravedere la possibilità di numerose applicazioni nella pratica della comunicazione (pubblica, istituzionale, didattica ecc.). Ci consentivano perfino di sostenere che, attraverso l'uso consapevole e, per certi aspetti, consapevolmente estremistico, di quelle che poi abbiamo chiamato le tecniche di scrittura controllata, è possibile scrivere testi leggibili e comprensibili anche per persone svantaggiate socioculturalmente e per persone con forme di ritardo mentale lieve. Da quelle ricerche e da quel progetto scientifico nacque, nell'aprile del 1989, il periodico di informazione dueparole. Mensile di facile lettura, il primo (e, per quel che io so, unico) esperimento di quegli anni come di quelli successivi. Antonio Ruberti non ebbe un attimo di esitazione. Appena De Mauro finì di parlare dei risultati delle nostre ricerche e della possibilità di produrre, in via sperimentale, un mensile a stampa di facile lettura, di proprietà della "Sapienza", per destinatari specifici (per es. ragazzi e adulti svantaggiati socio-culturalmente, persone con difficoltà di lettura e di comprensione, stranieri con scarsa familiarità con la lingua italiana scritta), Antonio Ruberti ci disse che l'idea meritava di essere portata avanti. Perciò destinò al nostro Dipartimento -che allora si chiamava di Scienze del linguaggio- qualche milione dei fondi rettorali per consentirci di mettere in piedi l'iniziativa del nostro gruppo di lavoro, il Gruppo H. Fu così che trovò avvio l'esperimento di dueparole con tutto quello che ne conseguì, dentro e fuori dell'università.
Ricordo in modo nitido due cose di quel breve incontro: l'allegria che traspariva dagli occhi di Antonio Ruberti mentre De Mauro enumerava alcune delle possibili applicazioni di quei risultati e il mio imbarazzo che andava, pian piano, trasformandosi in orgoglio per il lavoro fatto ed entusiasmo per la sfida che ci aspettava.
In varie occasioni e da molti è stata ricordata una frase di Antonio Ruberti: “Un modo importante per innescare e sostenere un ciclo nuovo di impegno e di crescita è l’entusiasmo. Questa parola ci è stata data dai Greci ed è una delle più belle del nostro linguaggio: significa un Dio è dentro di noi. E’ questo Dio che dà la forza per costruire un futuro migliore”.
Questa frase non solo riesce a sintetizzare la somma delle mie emozioni di quel lontano pomeriggio, ma fornisce la chiave interpretativa della visione dell'Università e della Ricerca di Antonio Ruberti: la scienza, la formazione e la politica per un futuro migliore. Migliore per tutti.
Emanuela Piemontese
3 Comments:
Le parole creano mondi possibili meravigliosi e danno voce ai pensieri.
Un'esperienza entusiasmante,davvero.
Ruberti mi sembra dire una cosa importante: ripartire dall'entusiasmo significa ripartire dall'onestà.
Leggendo Emanuela (che io chiamo Lina), sembra che le parole di Ruberti evochino valori dimenticati. Quanti di noi riescono a tradurre in azioni la loro spinta emotiva e pragmatica? Anche chi crede nel proprio lavoro si trova oggi a fronteggiare ostacoli il cui obiettivo sembra essere proprio quello di impedimento alla realizzazione anche dei progetti meno costosi in ogni senso. Se vuoi offrire la tua collaborazione all'istituzione per cui lavori, scopri che già è tutto predisposto quanto a coinvolgimenti di persone e colleghi, troppo spesso incollati a funzioni che sembrano non lasciare posto al necessario e salutare rinnovo.
Per la mia pervicacia continuerò a lavorare come ho sempre fatto, resterò delusa come tante altre volte e amareggiata. Ma questo è preferibile all'accettazione supina della realtà.Importante inconveniene di tale atteggiamento è l'insidia del colon irritabile: devo cercare di tenerlo a bada pensando a quanto riesco a trasmettere ai giovani e a quanto riesco ad imparare con loro e per loro.
Ciao.
Cosa succede? perchè non scrive più?
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