Sergio Bolasco
Luca Giuliano
Nora Galli de' Paratesi
PAROLE IN LIBERTA'
Un'analisi statistica e linguistica
Manifestolibri, Roma, 2006
Mi si consenta solo una riflessione nel segnalare l'uscita del volume fresco di stampa (marzo 2006) "Parole in libertà".
Gli Autori del volume partono dalla svolta, presunta o reale, nel linguaggio politico italiano, segnata dal Berlusconi "politico", a partire cioè dalla sua discesa in campo fino ad oggi.
Per cercare di capire (e far capire agli altri) se e di quale svolta si possa parlare, Sergio Bolasco, Luca Giuliano e Nora Galli de' Paratesi scelgono l'approccio della statistica linguistica. A chi esercita il mestiere di linguista e/o di sociolinguista un'analisi qualitativa che si basi su un'analisi quantitativa pare l'approccio più corretto. A parlare, in questo volume, sono innanzitutto i dati raccolti con cura dagli Autori. Certo di questi dati gli Autori ci danno poi anche la loro lettura.
La riflessione che mi permetto di fare, ripeto, è una sola, ed è di tipo metodologico. Se vi è capitato di andare di recente in libreria, non può esservi sfuggito che, nell'imminenza delle elezioni, interi scaffali sono pieni di volumi e libretti dedicati alla lingua usata da Berlusconi politico, alla sua retorica, alla sua efficacia comunicativa, alla sua capacità di applicare alla politica il suo saper fare marketing eccetera, senza parlare delle numerose raccolte dei "detti e contraddetti" di Berlusconi e di molto altro. A chi fa altri mestieri questo può apparire un argomento di moda accanto a tanti altri e perciò, come tutte le mode, deve obbedire anch'esso alle regole del mercato. Ma a noi così non pare: lingua, cultura e società sono un trinomio ben più complesso di una qualsiasi altra moda.
Lasciar parlare i numeri, anche quando si tratta di discutere di parole e di lingua, di usi e costumi degli utenti della lingua, non è una pratica molto diffusa e ancor meno molto amata in Italia. Eppure "uscire dall'impressionismo" e dai facili sensazionalismi di una comunicazione mediatica veloce, solo apparentemente brillante e, a volte, fin troppo disinvolta, a me pare un dovere civile e politico, oltre che scientifico.
Insomma occorrerebbe ricordare sempre, e ora più che mai, che parlare di lingua e di democrazia, parlare di libertà e di parole (e non solo di parole in libertà) è tutt'uno. E soprattutto che si tratta di cose terribilmente serie.
Perciò, se imparassimo, tutti, a basare di più le nostre affermazioni su dati, al di là delle nostre analisi e letture degli stessi, faremmo un passo avanti nella comprensione della realtà che ci circonda. Se e quanto questa poi ci piaccia o non ci piaccia è davvero un altro discorso. Politico, of course!
Emanuela Piemontese